Incontri con gli autori: Emanuele Telesca Non ci sono prodotti in questa categoria.

Incontri con gli autori: Emanuele Telesca

Novembre 2019 | In casa di Emanuele Telesca

Nato a Milano nel 1985, Emanuele Telesca si è laureato in Giurisprudenza, si è appassionato di volontariato, etica e politica. Frequentando l'associazionismo milanese ha avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie, tra le quali una bellissima ragazza che è diventata sua moglie e con la quale ha messo al mondo due splendide bambine. Scrive sin dall'adolescenza. Brevi racconti e pagine di diari sono lievitati fino a divenire romanzi. Il suo percorso scrittorio vede "Non mi viene in mente niente. Giornata di uno scrittore mai nato" (La Gru, 2013), "In attesa di un anno migliore" Lettere Animate, 2016), "Delle brave persone" (Oakmond Publishing, 2019) e “L’appello. 12 racconti suggeriti dalla realtà” (La Gru, 2019). Da sempre sperimenta differenti stili e nuove forme di scrittura godendo della bellezza data dall'incontro e dal dialogo con i propri lettori e con gli editori.

Ciao Emanuele, ci racconti il tuo percorso scrittorio?
Ricordo che la scrittura (e la lettura) ha da sempre accompagnato la mia vita. Sin da giovanissimo buttavo su carta pensieri e riflessioni. Crescendo ho maturato il mio stile, influenzato inevitabilmente da quanto leggevo, ma anche da tutto ciò che mi circondava, dalle persone conosciute lungo il cammino, dalle esperienza vissute. Scrivere è stato, ed è tutt'ora, un bisogno profondo. E' come una pulsione irresistibile, piacevole e liberatoria. Ecco, oggi la vivo come una sorta di arte terapia: scrivere innanzitutto mi fa stare bene, in equilibrio ed in pace con il mondo. Mi auguro che dosi di sentimenti positivi possano trasmettersi, per osmosi, anche ai lettori!

Quanto c’è di autobiografico in quel che scrivi?

Tanto, forse troppo. Credo sia inevitabile: si racconta ciò che si conosce meglio. Anche se il mio ultimo lavoro, "L'appello", è senza dubbio quello con meno tracce autobiografiche, visto che i protagonisti delle storie che lo compongono sono personaggi realmente esistiti e quindi, oggettivamente, altro da me.

Ci racconti l’Emanuele persona?
Ho la fortuna di essere marito e padre. Questi due ruoli assorbono molte delle mie energie, dando però frutti straordinari. D'altronde è una regola che ho imparato a conoscere più di quindici anni fa entrando nel mondo del volontariato: più dai, con gioia e gratuità, più ricevi. Forse questa è la descrizione che meglio mi calza: per ciò in cui credo, e per le persone che amo, do tutto me stesso.

riggio-casa.jpg

Come vivi nel mondo di oggi?
Non posso lamentarmi. È certamente un mondo complicato, ostico da interpretare, che cambia continuamente e ad una velocità impressionante. Ma al contempo offre enormi opportunità: per la prima volta nella storia dell'umanità avremmo le risorse e gli strumenti per rendere questo pianeta, casa nostra, un posto migliore. Per tutti. I mezzi non mancano, sta a noi utilizzarli per gli scopi migliori. Chiudere gli occhi di fronte alle tragedie che segnano il nostro tempo non porta a nessun risultato: vanno affrontate di petto, armati di conoscenza e consapevolezza. Ecco un altro utile strumento per cavarsela nel mondo di oggi: leggere, studiare, e non smettere mai di lasciarsi incuriosire!

Cosa sognavi da piccolo e cosa ti ha deluso crescendo? E cosa ti ha entusiasmato?
Da piccolo sognavo di diventare archeologo. Crescendo ho cambiato aspirazioni. Mi sono laureato in Giurisprudenza col sogno della magistratura. I percorsi della vita mi hanno condotto, però, verso altre direzioni. Quale delusione più grande di rendersi conto che, per quanto tu possa essere determinato ed ambizioso, non raggiungerai mai quel traguardo? Cosa mi ha entusiasmato di più? Senza dubbio veder nascere le mie figlie: non c'è evento più straordinario, capace di sovvertire ogni parte di te!

Che musica ascolti e che cinema guardi? Quali sono le opere per te imprescindibili?
Ammetto: non sono un grande appassionato di cinema. Sono legato ai film di Massimo Troisi, visti da bambino . Nel mio cuore rimangono due film visti ai tempi delle scuole superiori: "Viaggio a Kandahar" e "No man's land". La musica, al contrario, è al centro della mia vita. Ogni occasione è buona per ascoltarla. Cresciuto negli anni '90, adoro gli Oasis, i Depeche Mode e tutto il rock di quegli anni: dai Pearl Jam ai Rage Against The Machine, passando per gli Offspring sino ai System of a Down. Sulla musica italiana solo cantautori: soprattutto nell'ultimo periodo stravedo per Niccolò Fabi. Unica eccezione sono i Subsonica: li trovo straordinari! Opere imprescindibili? Mettiamola così: se mi ritrovassi disperso su un'isola deserta vorrei ritrovarmi assieme a "Tre uomini in barca" di J.K. Jerome, "Sulla strada" di Jack Kerouac, "Patagonia" di Bruce Chatwin e "Il nome della rosa" di Umberto Eco. 

Cos'è l'arte per te?
Espressione libera, sincera, senza filtri, una porta capace di collegare l'anima dell'artista e del suo pubblico.

Come ti prepari alla scrittura?
Aspetto la sera: tendo ad essere particolarmente produttivo dopo le 22. Mi isolo, apro il mio pc, al mio fianco una tazza fumante di the e inizio, lasciando fluire i pensieri. Non preparo tracce o schemi: a guidarmi c'è una idea di fondo, ma lo sviluppo è lasciato all'istinto ed alla creatività del momento. La rifinitura è lasciata alle correzione successive.

Cosa ti senti di consigliare a chi si avvicina ai tuoi libri?
Di leggerli a cuore e mente aperta. Ho sempre scritto con la massima trasparenza e sincerità. Per cogliere al meglio ogni sfumatura chiedo al lettore di fare altrettanto. E, ovviamente, di essere schietto nella critica...ma mai parco nei complimenti!

Cosa vorresti regalarti per il tuo compleanno?
La venticinquesima ora della giornata, così da avere sessanta minuti in più di tempo....libero!

Come ti vedi tra vent'anni?
Non molto diverso da ora in realtà, quanto meno per le questione fondamentali. Mi auguro in pace con me stesso. Certamente ancora intento a scrivere: finché ne avrò facoltà, non smetterò mai!