Santa, la guerra
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IL LIBRO | Santa è nata nel 1898, in un piccolo borgo dei Peloritani a sud di Messina, e fin da bambina ha imparato a fare la guerra, la sua guerra, perché non ha altri modi per sopravvivere e per difendere la sua identità: un coltello, il fuoco e il muso duro sono le sue armi affilate contro il mondo intorno a lei e anche quello più lontano, che le impone di vivere sempre nel silenzio e a testa bassa.
L'AUTORE | Tino Caspanello (Pagliara, 1960) ama tutto quello che le parole non dicono e che non possono o non devono dire, per questo scrive per il teatro, ma non solo: oltre alle drammaturgie edite in Italia in quattro volumi a cura di Editoria & Spettacolo, ha pubblicato il suo primo romanzo, Salvo, nel 2016. Vincitore con Mari, nel 2003, del Premio Speciale della Giuria del Premio Riccione Teatro, i suoi testi per la scena sono tradotti in diverse lingue e pubblicati in Francia, Belgio, Kosovo, Turchia, Stati Uniti.
Una potente storia di riscatto e consapevolezza, scritta da una
Un’opera che ammalia come una vertigine, nella quale il pensiero della protagonista si fa scrittura, necessità, urgenza. Santa si ribella contro il destino evocato dal suo nome, un nome al quale si rifiuta di rispondere a chi la chiama, un nome che porta come un vestito stretto, un’armatura che la imprigiona, ma che non riesce a domare la sua brama di libertà, di non lasciarsi sottomettere dagli eventi e dalle persone. A fare da sfondo, una Sicilia dolente, immobile e immutabile, dove si nasce e si muore senza “manco il tempo di capire che eravamo vivi”. Una Sicilia dove si entra nella Storia solo come agnelli mandati al mattatoio, dove ci si muove restando fermi, lasciandosi ricoprire da quella polvere che è come un lutto che si perpetua ogni giorno, destinato a non avere fine.
Santa impara sin da piccola a condurre la sua guerra, armata di un coltello e di una scatola di fiammiferi che diventano strumenti di ribellione attraverso i quali grida in silenzio il suo NO alla cultura patriarcale, alle sopraffazioni dei potenti, all’ingiustizia di una guerra che artiglia le vite dei giovani per non restituirle più all’amore delle famiglie, o per cambiarle per sempre, distruggendole nel corpo e nell’anima, come avviene per Nino, l’uomo che Santa decide di sposare nonostante tutto. E anche a Nino griderà il suo dissenso e il suo anelito a vivere una vita diversa, che si schiuda alle possibilità e a tutto quello che non si osa chiedere ad alta voce. Con lo stesso furore Santa riuscirà ad affrancare dal loro destino le sorelle e il figlio Giovanni, facendoli partire per l’America, per salvarsi dal nulla che li circonda. Con lo stesso furore denuncia le nefandezze impunite compiute da don Michele e dal Barone e combatte contro il morbo del fascismo che lentamente arriva ad infestare le teste e le case del suo remoto mondo.
Al coltello e ai fiammiferi ora aggiunge la carta, e brucia le parole che scrive per esorcizzare la rabbia di essere al mondo, cercando di fare da argine a mani nude a quella domanda che le martella la testa, chiedendole qual è il senso della vita. E forse il senso dell’esistenza è il rumore che ci fa vivi, che dice di noi, delle nostre lotte, della nostra guerra. E’ il rumore dei pezzi di legno sottratti alla catasta e ripetuto all’infinito, per farsi trovare, per far gridare il proprio nome. Forte, sempre più forte, perché Santa, ora, risponderà.